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Venerdì, 08 08 2025

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INAUGURATA LA MOSTRA DI ALBERTO BIASI. TRA REALTÁ E IMMIGRAZIONE

732 È stata inaugurata IL 7 maggio, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, la mostra 'Alberto Biasi. Tra realtà e immaginazione', promossa d'intesa con l'Archivio Alberto Biasi e la Fondazione Alberto Peruzzo. Biasi fu un artista capace di superare l’esame del tempo, scavalcando mode e tendenze più o meno effimere. Anche per questo, la Biennale di Venezia gli dedicò, nel 1995, la mostra “Biasi e il Gruppo ENNE”. Alberto Biasi è indubbiamente uno degli artisti veneti contemporanei più importanti, capace di parlare al mondo, attraverso le sue opere, con rara intelligenza e capacità di coinvolgimento.
Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto ha portato i saluti istituzionali e ha ringraziato “Alberto Biasi e i curatori di questa mostra che oggi inauguriamo, che trasforma palazzo Ferro Fini in un luogo della cultura, spazio della memoria e della storia, ma che rappresenta anche un momento di provocazione e di riflessione. I veri protagonisti, vi accorgerete, di questa mostra sono i nostri occhi che, grazie a Biasi, scopriranno sensazioni singolarissime in territori ai più ignoti. Anche per questo, credo che l’arte cinetica e programmata, di cui Biasi è stato ed è un grande protagonista, ponga innanzitutto alcuni spunti su cui dovremmo interrogarci: nella seconda metà del Novecento, questo movimento artistico è stato capace di leggere le sfide della modernità, interpretarle ma, soprattutto, anticiparle, aprendoci le porte al futuro. Nel 1962, Umberto Eco notava come l’arte cinetica e programmata avesse scardinato vecchie certezze: l’uomo del passato, Eco prendeva ad esempio il Rinascimento, vedeva il mondo da un unico punto di vista possibile, mentre l’arte cinetica costringeva e costringe l’uomo moderno ad avere mille occhi per scoprirsi “inquieto in un mondo che lo tempesta di stimoli che lo assalgono da tutte le parti. Attraverso la saggezza programmatica delle scienze esatte - notava Eco - l’uomo  si scopre abitatore inquieto di un expading universe”.   

“Inquietudine e sensazioni che proviamo ancora oggi – ha aggiunto il Presidente -  come vedremo confrontandoci con l’opera di Biasi, a dimostrazione della forza originaria di questo artista padovano che è riuscito a superare le barriere del tempo, delle mode, del conformismo. Un artista capace di rinnovarsi e di rinnovare la sua sfida rimanendo però coerente con sé stesso e la sua storia. La sua arte ha molteplici ascendenze e può vantare tantissimi padri nobili, da Duchamp ai Futuristi, sino alla Parigi del secondo Dopoguerra, attraverso un percorso che si dipana lungo il Novecento, ma ciò che vorrei sottolineare è il ruolo che ebbe il Veneto attorno ai primi anni Sessanta del secolo scorso grazie appunto a Biasi e al movimento padovano Enne in quella gara di emulazione creativa di autentica avanguardia alla frontiera straordinaria tra arte e design che appunto negli anni Sessanta, tra Lombardia e Veneto, costituì l’humus ideale della ricerca e dell’avanguardia artistica: non è un caso se nel 1962 fu il negozio Olivetti dapprima a Milano,  poi qui a Venezia, sempre al negozio Olivetti, e quindi a Trieste, ad ospitare una serie di celeberrime esposizioni di arte Ottica e Programmata, termine quest’ultimo coniato da Eco appunto per l’occasione, quasi a voler rimarcare quel rapporto tra artisti e imprenditori attenti allo stile, alla ricerca, alla qualità o al design, ma anche consci del loro ruolo e valore sociale”.
“Per capire Alberto Biasi, e la sua capacità di resistere nel tempo diversamente da altri suoi colleghi – ha proseguito il Presidente del Consiglio - per capire il suo impegno sociale e non solo artistico, dobbiamo andare a quei momenti alti e nobili quando cultura, arte e impresa si fusero tra loro facendo dell’Italia un punto di riferimento artistico e progettuale all’avanguardia internazionale. Una lezione a guardar bene di straordinaria attualità per un Paese come il nostro,  disorientato dalla globalizzazione ma che nella qualità e creazione artistica può trovare un  proprio incontestabile ruolo. Biasi non fu solo un protagonista di quella storia artistica che coincise con il boom economico, ma ebbe la forza di continuarla anche da solo, in piena libertà. Bisogna dargli atto di ciò e solo così potremo capire perché le sue opere parlano in tutte le lingue del mondo, come è capitato ai grandi artisti veneti che hanno scritto la storia dell’arte”. 
“Per me è un onore ospitare qui, nella casa dei veneti, l’opera di un artista di così rara forza – ha concluso il Presidente del Consiglio regionale del Veneto - capace di perpetuare la grande tradizione artistica del Veneto, capace di farci riflettere indicandoci una strada da seguire: la sua arte si fa lezione e diventa strumento di promozione non solo culturale ma anche sociale. Grazie maestro”.
Il Critico d’Arte Gianluca Ranzi ha introdotto le opere dell’artista, sottolineando come “Alberto Biasi conserva il DNA del Maestro Canova, vicino alle teorie neoclassiche di Winckelmann, fedele al detto ‘Abbozzare con fuoco e realizzare con flemma’, ovvero avere un approccio alla creazione passionale per poi procedere con metodo. Biasi ha seguito un procedimento che parte dal fuoco, ovvero dall’osservazione del mondo naturale, e ha dato vita ad opere che si guardano come si ammira uno spettacolo della natura, con particolare attenzione accordata alle piccole cose, come un improvviso refolo di vento, al ciclo della vita”. 
L’artista, Alberto Biasi: “Ringrazio innanzitutto il Consiglio regionale del Veneto per avermi concesso questa prestigiosa vetrina. Sono piacevolmente sorpreso e sono felice per questa rinnovata attenzione per l’arte da parte della Regione, dopo anni in cui, a livello nazionale e soprattutto internazionale, gli artisti vennero relegati in secondo piano. Spero che questo interesse per l’arte continui. Ho alle spalle sessant’anni di carriera e le opere qui ospitate sono solo una parte di quanto ho prodotto; non sono presenti le opere puramente cinetiche, ma spero un giorno di poter mostrare qui esempi di ogni tipologia di ricerca da me effettuata. Devo ammettere che all’inizio le mie creazioni vennero rifiutate e, in alcuni casi, anche derise, quando si era abituati a rimanere immobili, contemplativi di fronte all’arte, per poi essere riscoperte solo in un secondo momento. Ho lavorato osservando i fenomeni naturali, come il muoversi delle fronde degli alberi, il passaggio delle nuvole in cielo, le gocce d’acqua che cadevano e, attraverso la sperimentazione continua, ho elaborato opere dinamiche, che si muovono, che vivono e muoiono con chi le guarda, creazioni che danno la sensazione del movimento. Ma il cinetismo è puramente virtuale, determinato dalla sinergia tra apparato ottico e cervello, il movimento è solo apparente, legato a chi le osserva. Con le mie opere, non voglio rappresentare null’altro se non ciò che si vede, esse rappresentano un modo per educare alla visione dell’opera”.
 

Direttore responsabile:

Dario Guerra

Proprietario/Editore:

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